Il femminile nell’arte

La donna sdraiata e di schiena: dal Neoclassicismo all’Impressionismo

NEOCLASSICISMO

Canova, Paolina Borghese come Venere vincitrice, Roma, Galleria Borghese

David, Ritratto di Madame Rècamier, Parigi, Museo del Louvre

Ingres, La grande odalisca, Parigi, Museo del Louvre

Ingres, La bagnante di Valpinçon, Parigi, Museo del Louvre

Paragonabile con Man Ray(periodo Dadaista), Il violino di Ingres 🔝

ROMANTIcismo

Goya, Maya Vestida, Madrid, Museo Del Prado

IMPRESSIONISMO

Manet, Olympia, Parigi, Musée d’Orsay

Quadro ispirato dalla Venere di Urbino di Tiziano (Rinascimento), Firenze, Galleria degli Uffizi:

Paolina Borghese, sorella di Napoleone, è rappresentazione allegorica di Venere, simbolo di virtù e bellezza. Infatti ha in mano una mela d’oro, che secondo la leggenda, fu data da Paride considerandola “la più bella delle dee”. Il marmo di Canova è come se permettesse alla scultura di prendere vita..

E’ una scultura in netto contrasto con quella dell’Odalisca di Ingres seduta in un Harem. Il sultano dell’impero turco, infatti, viveva nel suo palazzo con all’interno l’Harem, luogo dedicato alle concubine e odalische.

Da una parte l’Odalisca di Ingres mostra lo sguardo, mentre La bagnante di Valpinçon mostra solo la schiena. Nel primo caso c’è la volontà di esaltare lo sguardo dello spettatore nei confronti non solo del corpo, ma della capacità del dettaglio e dello stile del pittore. Nel secondo caso la donna desiderava essere solo osservata e ammirata senza voltarsi.

Si può così notare la figura della donna tra vizi e virtù, un femminile nella sua essenza. In particolare la Venere allegorica di Paolina e quella rinascimentale di Tiziano possono essere esemplari dell’energia femminile. Quest’ultima è sempre presente nel corpo della donna e si trova nel suo grembo. Interessante, vero?

Per scoprire i misteri del femminile, del magnetismo, di come evitare i vizi come quelli delle odalische e mostrarti unica e nella tua piena bellezza come la venere di Botticelli, Tiziano, Canova.. esiste un segreto.. puoi scrivere nei commenti per ulteriori info e ti farò conoscere l’accadeMia Femminilità.

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Siddharta di Hermann Hesse

Siddharta, è il titolo del libro ma anche il nome del protagonista, un termine indiano, che permette di far conoscere l’ambientazione del libro: l’India del VI secolo. Il protagonista é un ragazzo con un futuro già imposto dal padre. Pur ammirato da molti, vuole trovare la sua strada. Per questo si metterà in viaggio con il suo amico Govinda verso l’India (si rileverà un viaggio spirituale). I giovani si uniscono ai samana, uomini che disprezzano il mondo e praticano il digiuno. Quando incontrano il Buddha si separano. Govinda segue la setta del monaco, mentre Siddharta rimane solo. Il protagonista incontra una donna, Kamala. Cosí cede alle debolezze umane, tra cui l’amore e il denaro. Consapevole dei propri peccati, fugge, abbandonando la donna e il futuro figlio. Volendosi purificare dalla vita passata, tenta il suicidio. Non appena stava per abbandonarsi nel fiume, vede fortunatamente l’amico dopo anni. Il fiume, inoltre, prima sembrava mezzo di morte, quando il protagonista incontra un barcaiolo, Siddhartha lo considererà fonte di vita. Nel frattempo Kamala viene uccisa da un serpente. Suo figlio accanto grida e così Siddharta incontra casualmente, cioè senza aver stabilito un incontro, il figlio. Il protagonista, ormai adulto, cresce il figlio, che lo abbandonerà, così come aveva fatto Siddharta da giovane. L’ultima scena mostra Govinda anziano e il suo amico, che gli parlerà della sua filosofia acquisita negli anni.

L’autore, non esprime la propria opinione durante la storia. Lo scrittore tedesco Hermann Hesse inoltre ha una filosofia simile a quella di Siddharta, che può essere considerato l’alter ego dell’autore per varie ragioni: una tra queste è il tentativo di suicidio, dal quale i due si sono salvati, in seguito l’allontanamento da una donna, (l’autore, infatti, ha avuto tre matrimoni) l’abbandono del proprio padre e la religione ascetica.

Questo libro mi ha permesso di conoscere ulteriormente la cultura Indiana. Inoltre, grazie alla scrittura scorrevole e moderna e ai dialoghi frequenti è stato più facile viaggiare con i protagonisti. Tutti potrebbero trovare delle somiglianze con Siddharta, precisamente nel voler abbandonare tutto e andare alla ricerca di se stessi. Andando avanti nella storia la propria consapevolezza aumenta insieme a quella dei protagonisti. Di fatto ogni capitolo ha il nome di qualcuno che cambierà le sorti del protagonista.

“So pensare, so aspettare, so digiunare” è una delle frasi che mi hanno colpita di più. L’affermazione “So pensare” significa che l’intelligenza deve accompagnare la saggezza. Non è neanche utile utilizzare la ragione senza l’equilibrio. ”So aspettare” significa, invece, che non bisogna agitarsi nel momento in cui si vuole raggiungere il proprio obiettivo. Indica anche il fatto che l’obiettivo arriva più facilmente senza agitazione, per questo bisogna essere grati del mondo senza lamentarsi di ciò che manca. Infine, l’affermazione “so digiunare” é un invito alla purificazione non solo interiore e fisica, ma anche spirituale: eliminazione di vizi e dipendenze.

Un ultimo messaggio tra i tanti che si possono cogliere é il concetto della scelta. Non bisogna scegliere una sola strada e abbandonare le altre, ma ovviamente ci sarà una che prevarrà sulle altre. Siddharta, quindi, é un libro che dovrebbe essere letto da tutti almeno una volta nella vita poiché non è un banale romanzo, infatti, non smetterà mai di comunicare e di svelare cose che probabilmente si conoscevano giá, ma sono concetti che per la maggior parte di noi sono offuscati dai mille pensieri quotidiani.